E’ successo qualche giorno fa a Forest Park, località della Georgia (USA): un uomo di 37 anni è morto fulminato mentre tentava di recuperare il suo drone finito su un albero. Una vicenda che impone delle riflessioni.
Il tentativo di recupero del drone va regolamentato
Come riportato da QuadricotteroNews due fatti simili sono accaduti nel giro di un anno e stanno certamente imponendo ragionamenti di regolamentazione. Ci riferiamo in particolare al ragazzo di 24 anni morto cadendo dalla cattedrale di Lubiana mentre stava cercando di recuperare il suo drone, e all’uomo di 37 che pochi giorni fa è rimasto fulminato mentre voleva prendere il suo dispositivo finito su un albero.
Questi episodi, che non sono i primi e purtroppo temiamo non sia nemmeno gli ultimi, ci dicono che i piccoli droni ad uso civile sono molto più pericolosi quando sono fermi rispetto al momento in cui volano. Infatti sono diverse le morti causate dal tentativo di recupero del drone, mentre non si registrano decessi causati da impatto su persona.
Quindi andrebbe regolamentato più il tentativo di recupero che il drone in volo? Quello che sembrerebbe essere un aspetto meno importante riveste invece un grado di pericolosità meritevole di intervento legislativo.
Il drone della vittima era un clone giocattolo del DJI Phantom
Siamo sempre più convinti che intervenire con leggi ad hoc per il recupero dei droni sia un’urgenza. Prendiamo quello che è accaduto a Forest Park: la vittima ha sbagliato ad utilizzare un tubo metallico per liberare il drone dai rami di un albero, dal momento che essi erano molto vicini ad alcuni cavi elettrici.
Mentre tentava di recuperare il drone (un clone giocattolo del DJI Phantom dal valore di circa 100 dollari), il tubo ha toccato i cavi e l’uomo è morto fulminato. Questa vicenda ci insegna ancora una volta di utilizzare la massima prudenza prima di lanciarsi nel recupero di droni in zone anguste.
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